Incontro di Luce

di Lara Pace


Avevo pensato di incominciare con... "Tutto è iniziato nel marzo del 2004, anzi no, forse prima..." ed invece ripensandoci bene tutto è iniziato quando mi fu data la "vita".

Ed è giusto che mi sia soffermata a riflettere su ciò, quando ci viene fatto questo dono ci si dà l'opportunità di gestirla al meglio, ho sempre pensato che quella terrena non è altro che la scuola che dobbiamo frequentare e che quando arriva il momento di sostenere l'esame finale si viene promossi o bocciati.

Credo che essere giunti alla mia età e aver fatto un attento esame di tutta la vita che è trascorsa guardandola con gli "occhi di fuori", come io affermo, mi lascia la piena facoltà di meglio interpretare certe mie azioni o prese di posizioni che oggi, ravveduta, ritengo siano state sbagliate o mal riposte.

Cresciuta in una famiglia non facoltosa ma benestante, da subito ho avvertito la carenza di ciò che ritenevo molto più importante del benessere economico, l'affetto. Oggi ho perdonato poiché comprendo che i genitori offrono ai propri figli l'eredità che a loro volta ricevono, percui come posso farne una colpa ai miei se non avendo ricevuto carezze o abbracci, non hanno saputo elargirle anche a noi.

E come un serpente che si morde la coda anch'io ho commesso lo stesso errore crescendo come specchio in cui mia madre voleva a tutti i costi riflettere la sua immagine, è quella che ho riproposto ai miei figli. Ed anche le scelte, come il volermi sposare perchè ritenevo di aver trovato la persona che poteva in qualche modo sopperire alla carenza di cui sopra... è stata dettata dalla stessa scelta che fece mia madre per potersi allontanare dalla sua famiglia.

Fatto questo piccolo preambolo, da cui si può facilmente comprendere quanto mi sia sentita una perdente, benchè abbia fatto di tutto...o quasi, per mantenere i legami sempre intatti, ma rendendomi conto, più tardi che non facevo altro che salvare la facciata, per non offendere la morale senza preoccuparmi che il tutto mi facesse star male.

In fondo io volevo e pensavo solo al benessere degli altri, dei miei genitori, di mio marito, dei miei figli. Fin qui ci sarebbe anche il benestare dei benpensanti, dei moralisti, della chiesa, o meglio di una certa parte, ma quello che non si riesce a comprendere è che per poter stare bene con gli altri bisogna ritrovare la vera essenza di se stessi e sopratutto amarsi perchè l'amore parte da noi, nasce con noi ma purtroppo si perde strada facendo.

E arriviamo all'anno 2000 quando, come un uragano preannunciato, nella mia famiglia, accade qualcosa che ti sconvolge e ti trova impreparato ad affrontarlo. Che strano che le notizie che senti e che non ti colpiscono in prima persona non riesci a comprenderle a fondo e sebbene cerchi di immedesimarti non è mai come quando ne vieni travolto.

Senza entrare nel particolare dico solo che mi sono trovata a dover affrontare da sola, ma non senza l’appoggio, seppur minimo, di chi mi viveva accanto, un problema considerato troppo grande, fu questo il primo momento in cui, sebbene lo avessi sempre fatto, sin da tenera età, ma nei momenti peggiori della mia esistenza, che cominciai a cercare la presenza del Buon Dio, pregavo affinché mi desse la forza di affrontare gli ostacoli e soprattutto affinché mantenessi la calma necessaria a poter andare avanti.

Raccontarlo mi porta, ogni volta, una certa difficoltà, poiché e come se avessi rimosso, dalla mia vita, quell’anno pur avendone nitidi e chiari i ricordi. L’anno passò e in conseguenza di quest’evento in casa mia entrò il pc, strumento a me ignoto e considerato estraneo fino a quando non avessi avuto l’opportunità di potermici imbattere.


Grazie a Dio nel 2002 il problema sembrava alquanto risolto mentre nel frattempo io prendevo padronanza di questo strumento di comunicazione, incominciai a muovere i miei primi passi, scambiandolo per la scatola magica dove poter vivere sogni che nella realtà non avrei mai potuto vivere.

Al principio lo usai come mezzo per ampliare le mie conoscenze personali ma la mia smania più grande era quella di poter allargare le amicizie attraverso rapporti epistolari che potessero aiutarmi a migliorare lessicalmente.

Ben presto mi ritrovai depistata dal variegato mondo virtuale imbattendomi in quei metodi di conoscenza immediati che possono essere le chat o il messenger. Credo che chiunque sappia bene che per delle persone sensibili e che danno all’amicizia un valore molto importante, certi luoghi sono vivamente da sconsigliare, a meno che non si riesca a creare con il mezzo il giusto rapporto al contrario è facile cadere nell’inganno delle lusinghe e delle chimere.

Così tra alti e bassi abbandonai l’idea del voler stringere amicizie (vogliamo definirle tali?) e mi misi in cerca di siti o comunity ove trovare gente a cui piacesse lasciare la propria impronta attraverso scritti, premettendo che nel frattempo in me nasceva quasi spontaneamente la voglia di scrivere poesie.

Mi soffermai in un gruppo di poeti in erba, mi piaceva il loro modo di proporsi e il loro intento di confrontarsi. Sulle prime mi terrorizzava il dovermi confrontare, mettermi alla prova con persone che avevano una così grande padronanza del linguaggio, ma poi presi coraggio e molto timidamente iniziai a postare le mie prime poesie, che nascevano lì per lì, senza avere la pretesa che qualcuno si soffermasse a leggerle e magari commentarle. Un giorno con mia somma meraviglia trovai un commento a qualcosa che avevo scritto, era brevissimo “Mi piace il tuo modo di scrivere”.

Non immaginate la gioia nel trovare quel commento che non ho mai interpretato come una lusinga gratuita, al contrario quelle parole mi rimbalzavano dentro quasi come se ne avvertissi il pacato suono di chi le pronunciava, nella mente, mentre le scriveva.

La curiosità mi portò a voler leggere tutto ciò che era stato postato da quel nik che rammentava il fiore del sole, più andavo avanti e più percepivo il suono di una voce, tanto che non riuscivo a comprendere se stessi leggendo o solo ascoltassi qualcuno che le stesse leggendo per me. Dissi a me stessa, come mi piacerebbe scrivere qualcosa a quattro mani con questa persona, la contattai con un mail e così iniziò il nostro rapporto epistolare durato un anno.

Scoprì che in maniera particolare fu colpito da questa mia poesia:


Incontro divino

che la vita non regala due volte.

Prendo quel treno

la mia storia finisce qui

su di un binario morto

volgo lo sguardo all'infinito dove...

vedo la tua ombra confondersi con l'orizzonte.

Occhi umidi ingannano la percezione dell'immagine

che si fa sempre più vicina

fino a confondersi

in una unica lunga ombra

inscindibile per l'eternità.


Allora lo presi solo come un complimento, ma il perché ne fu colpito lo compresi molto più tardi…

Ben presto mi parlò della sua malattia e di tutto ciò che essa lo aveva costretto ad affrontare, come a distanza di anni fosse riuscito a conviverci, fino al punto che da essa trovasse la forza e l’energia per occuparsi di tutti coloro che... lo cercavano (così diceva).

Con il passare del tempo ebbi modo di constatare che in più aveva delle capacità, forse per la sua grande sensibilità o per via degli approfonditi studi di determinate discipline di pensiero, sta di fatto che non mi spaventavo mai quando mi parlava di cose che mi accadevano e delle quali lui, pur non essendone a conoscenza, riusciva a percepire, al contrario in me, che fino ad allora ero stato un essere rissoso e irascibile, sentivo crescere una serenità ed una pace interiore mai avvertita prima. Grazie a lui ben presto imparai ad accettarmi per quella che realmente ero.

Quella parte di me che in tutti gli anni della mia vita avevo tenuta nascosta, convinta di dover mostrare quello che il resto del mondo voleva che mostrassi…

il seme iniziava a dar vita al suo germoglio.

Oltre che scriverci a volte ci sentivamo per telefono e fu proprio attraverso i nostri colloqui che mi accadde la prima cosa strana, benché avessi ben impresso il volto della persona con cui dialogavo, attraverso la visione di una fotografia, quando ci parlavo non mi riusciva di associare quel volto a quella voce…

A chi non è mai capitato che non conoscendo fisicamente una persona attraverso l’ascolto della sua voce ha immaginato come potesse essere poi conoscendola è rimasto più o meno deluso perché non era come se l’aspettava? Poi con il tempo si riesce ad associare volto a voce, a me era accaduto l’esatto contrario ma il tempo non mi aiutava a dare un volto, il suo volto, a quella voce.

Nell’ottobre del 2004 fu ricoverato per accertamenti e dal momento che ebbi questa notizia una forza più forte di me mi spingeva ad andarlo a trovare, sapendo che se non l’avessi fatto me ne sarei pentita per tutta la vita.

Fu così che in novembre, approfittando di un mio viaggio mi recai da lui.
Arrivai in quel grande ospedale ma ebbi difficoltà a trovare il suo reparto, lo chiamai al cellulare chiedendogli di guidarmi per raggiungerlo, finché non trovai una grande porta blu, abbassai la maniglia e davanti a me si presento un uomo su una sedia a rotelle, capì subito che il peggiorare della sua malattia e le cure lo avevano debilitato fino a quel punto. Lo salutai abbracciandolo e sin da subito ebbi come l’impressione che lo conoscessi da sempre.

Parlammo, giocammo a carte, di tanto in tanto qualche ricoverato passava da lui a scambiare due parole altri per salutarlo perché venivano dimessi. Rimanevo lì in silenzio scorgendo nei loro occhi una luce particolare, mentre lui non mostrava mai per un attimo la sua sofferenza, che c’era… ma non la dava mai a vedere.

Compresi allora il grande Carisma che era in lui, riusciva a rendere a ogni persona che lo cercava ciò di cui aveva bisogno, capacità di immedesimarsi o vi era in lui qualcosa di più? Quel che è certo che nessuno rimaneva indenne dal trasporto che suscitava in chi lo avvicinava.

Arrivò anche per me il momento del commiato, mi pregò di rimanere ancora un po’ ma non potevo, così facemmo quel pezzo di corridoio tenendoci per mano, arrivammo vicino all’ascensore, mi ringraziò per quella giornata trascorsa insieme, dicendomi che si sentiva in debito ma gli risposi subito che ero io quella che si sentiva ancora in debito con lui. Mi avvicinai all’ascensore mentre lui rimase qualche metro distante, mi voltai… era seduto lì, sulla sua sedia, con le mani incrociate una nell’altra, mi guardò, mi disse “porgi il mio saluto ai ragazzi”, sorrisi, ad un tratto le sue esili e lunghe braccia si allargarono… in quel momento Roberto non era più lì, ma avevo compreso chi vi era al suo posto, fu un attimo e mi ritrovai ad abbracciarlo, gli impressi un mio bacio sul collo e con l’anima dissi “Grazie Signore per esserTi mostrato a me, di avermi ridato, attraverso Roberto, la luce che per troppo tempo era stata offuscata”.

Da quel momento senti che stavo rinascendo a nuova vita.

Durante il viaggio di ritorno, ripensai a quella giornata e a tutte quelle cose insolite che mi erano capitate dopo aver conosciuto Roberto, soprattutto all’associazione voce-volto, glielo avevo anche detto quanto mi tornava difficile, pur avendolo presente, associare la sua voce a lui e la sua risposta fu con un gran sorriso abbagliante.

Tutto mi appariva così chiaro ma la cosa principale era che in un battibaleno compresi che non avevo dubbi né domande da pormi.

Le risposte a tutti i nostri perché non hanno più ragione di esistere, quando veniamo illuminati e tutte le cosiddette coincidenze che hanno, sino ad allora, adornato la nostra vita, si incastrano a perfezione come i pezzi di un mosaico mostrandoci poco per volta il disegno che era stato fatto per noi.

Mentre ero sul treno abbozzai delle frasi…

La pienezza che oggi è in me è data dalla scoperta della grandezza che l’amore universale esprime attraverso i suoi portatori sani i quali la trasmettono attraverso i loro gesti quotidiani”

Di quale realtà potrei nutrirmi d’ora in poi se non di quella che oggi mi è stata data l’opportunità di vivere e che altro non è che la saggezza del mio domani?”

Fu dimesso da quell’ospedale dopo circa cento giorni e….coincidenza? Proprio il giorno del mio compleanno, le mie preghiere erano state ascoltate e Qualcuno mi aveva voluto fare quel dono.

Da allora la nostra corrispondenza si fece meno fitta e ci sentivamo molto raramente, io continuavo a comporre poesie e presi l’abitudine di imprimere i miei pensieri, quelli che ti vengono in mente così per caso mentre svolgi le tue abituali azioni quotidiane. In un certo senso la mia agenda aveva preso il posto delle mail che inviavo al mio amico di penna.

In quel periodo sentivo che si stava allontanando o forse ero io che cercavo di creare quel distacco necessario per accettare ciò che da lì a poco sarebbe accaduto.

La mia ultima mail gliela scrissi ad un anno esatto dalla prima e fu questa:


14/03/2005

Non sono i silenzi che devastano, ma il sapere che non verrò letta. Quello che di te mi porterò dentro non potrà mai cancellarlo il tempo o qualsiasi altra persona. Oh so che non mi credi e non ti biasimo ma se solo si potesse tornare indietro alcuni errori non li commetterei, l'unica cosa che so e che devo rimettermi nella volontà di chi dall'alto decide poichè e di lì che attendo il perdono per i miei errori. Per me ormai non ha più senso esistere in questo piccolo mondo effimero che ho voluto a tutti i costi divenisse per una marginale parte reale, che potesse dare realmente la visuale di quella che sono. Ma in fondo non sono nulla, solo una molecola tra milioni, che cerca di vivere, benchè attenda solo di poter finire...di vivere. Ma i messaggi che continuo a ricevere mi dicono che ho ancora molto da fare e... sopratutto non posso andar via se prima non ho compreso fino in fondo la vera sofferenza dell'essere umano, quasi che quella che ho provato tante volte sia nient'altro che puro egoismo, e sia, attendo che la mia croce mi venga posta sulla spalla e allora, solo allora potrò iniziare a camminare.


GRAZIE per le lezioni che mi hai donato

GRAZIE per quello che mi lasci nella memoria

GRAZIE per la tua vicinanza che avrò sempre

E' vero io posso uscire dalla tua vita ma tu non uscirai mai dalla mia

Lara

la sua risposta fu……


18/03/2005

Ma in fondo non sono nulla, solo una molecola tra milioni, che cerca di vivere, benchè attenda solo di poter finire... di vivere. Ma i messaggi che continuo a ricevere mi dicono che ho ancora molto da fare e...sopratutto non posso andar via se prima non ho compreso fino in fondo la vera sofferenza dell'essere umano, quasi che quella che ho provato tante volte sia nient'altro che puro egoismo, e sia, attendo che la mia croce mi venga posta sulla spalla e allora, solo allora potrò iniziare a camminare.

Nessuno finisce di vivere. una grande fede potrebbe far desiderare di cessare questa esistenza al più presto per intraprendere quella successiva e in qualche modo completare questo percorso, in realtà succederà comunque quandoo è stato scritto, inutile affrettarsi.

I messaggi che ricevi ti dicono che hai molto da fare. E' vero, fallo, inizia a insegnare quello che hai imparato, non è detto che se tu voli basso, ammesso che sia così, un giorno qualche tuo "pulcino" non voli più alto di te...

Per comprendere la vera sofferenza devi smettere di pensare alla tua e guardare quella degli altri...

La tua croce è pensate per quanto tu la possa sopportare, non ne avrai mai una più pensate. Se ti sembra piccola è perchè forse cominci ad imparare ad accettarla.

Non ringraziare me, ma chi sta sopra di me , di te e di noi tutti.
Come ben sai il mio compito è finito, non ho smesso di pregare per te, hai imparato a volare basso, non tutti i volatili sono aquile, potrebbe essere sufficiente questo.


Ancora buona vita, in tutti i sensi.
GRAZIE per le lezioni che mi hai donato
GRAZIE per quello che mi lasci nella memoria
GRAZIE per la tua vicinanza che avrò sempre
GRAZIE per avermi permesso di poter sentire per te quello che sento, in fondo non mi hai vietato di farlo.
E' vero io posso uscire dalla tua vita ma tu non uscirai mai dalla mia

Roberto


A differenza delle altre sue lettere che rilette a distanza di tempo si sono rivelate pezzi del mosaico,nonché risposte ai miei tanti dubbi passati, di questa non compresi allora e non riesco a comprenderlo neppure oggi, a distanza di tre anni, il perché la sua risposta era stata inserita nel mezzo della mia mail, non mi pongo il problema perché so che la risposta mi giungerà.


Erano diversi anni che pensavo di fare un viaggio a Lourdes con il treno Bianco ma a causa di disparati motivi non ero mai riuscita ad andarci. Ricordo che era luglio e mi trovai a passare dalla sede locale della Associazione UNITALSIANA come fossi guidata, entrai chiesi della responsabile e le dissi “vorrei prenotarmi per il viaggio a Lourdes che farete a settembre, vorrei venirci come assistente volontaria”.
Era arrivato il mio momento. Sarei partita il giorno sei settembre e rientrare il dodici, cinque giorni a cui non pensavo minimamente come sarebbero potuti essere, sapevo solo che ero pronta.

La settimana prima di partire sentì dentro me di dover chiamare Roberto, lo feci. Dall’altro capo del telefono una voce quasi irriconoscibile, forse per la prima volta stavo ascoltando la sua vera voce? Mi disse che le cose stavano peggiorando, cambiai discorso mettendolo al corrente della mia decisione di fare il viaggio, nella sua voce avvertì che ne era contento, e facendomi altresì rilevare (scherzosamente) che l’alunno aveva superato il maestro. Gli dissi solo la data della mia partenza e quella in cui sarei rientrata… ma non gli orari.

Giunse il giorno della mia partenza, il treno sarebbe dovuto passare dalla stazione alle 13.30, ma arrivò con ben due ore di ritardo, comprensibilissime trattandosi di un treno speciale su cui imbarcare passeggeri particolari. Alle 15.00 il treno partì, fui collocata nell’ultimo vagone,il treno terminava lì, oltre la porta che divide un vagone dall’altro si poteva vedere la strada ferrata ed il paesaggio che si allontanava da me. In quell’istante decisi di mandare un msm a Roberto “ Il treno della speranza è partito, inizia il mio viaggio ma non parto sola, ti porto con me”, avevo appena premuto il tasto di invio attendendone la conferma e già ricevevo un suo messaggio “Sto male… mi porti con te”, due lacrime scesero sulle mie guance e lo sguardo si perse oltre quella porta... mi ritornò in mente la mia poesia e ne compresi solo allora il vero significato, poiché quando la scrissi non ero stata ispirata da alcuna emozione o avvenimento particolare che mi avesse colpita, l’avevo scritta così, di getto…


Il viaggio durò trenta ore ed io non me ne accorsi neppure, durante tutto il tragitto mi arrivavano messaggi che mi chiedevano dove eravamo, quanto mancasse e….che stava male sempre di più. L’arrivo a Lourdes alle 20.00 del giorno successivo mi regalò un quadro suggestivo il cielo si tingeva di rosso mentre il sole adornato di bianche e soffici nuvole calava pian piano oltre l’orizzonte. L’emozione di mettere i piedi su quel suolo mi prendeva il corpo e l’anima…indescrivibile. Informai subito Roberto del nostro arrivò ma non ebbi alcuna risposta, dopo qualche minuto lo chiamai ma il suo cellulare risultava spento e tale rimase…


Furono cinque giorni pieni, per me, di ogni sorta di messaggi che mi venivano bombardati con mille proiettili fatti di petali e folate di vento, cadute di pioggia che mi tergevano e raggi di sole che mi scaldavano il cuore. Benché le giornate fossero intense, anche perché partecipai a quel pellegrinaggio come volontaria, programmi da seguire orari da rispettare ma tutto ciò non era di peso a nessuno. Si andava a letto tardissimo e ci si alzava la mattina presto freschi come fiori, felici di adoperarsi per un'altra giornata d’amore.

Quel venerdì mi alzai molto prima del solito decisi di andare alla grotta, prima di assolvere ai compiti della giornata, trovai strano che vi fosse pochissima gente, di solito anche al mattino presto il piazzale brulica di gente, ma quel giorno No. Non volli fermarmi però sul piazzale, perciò attraversai il ponte che sovrasta il fiume e mi fermai sull’altra sponda, mi sedetti su di una panchina con lo sguardo rivolto verso la Vergine Bianca e incominciai a recitare il rosario.
Tutto intorno era silenzio si percepiva solo il lento scorrere dell’acqua. Finite le mie preghiere, mi diressi verso la grotta guardai a lungo l’immagine che raffigura la nostra cara Madre, mi persi nello sguardo di quell’immagine e mi ritrovai inginocchiata e con gli occhi pieni di pianto mentre le dicevo… ”Madre Santa accoglilo tra le tue braccia, lo affido alle tue amorevoli cure”.

Erano le ore 09.00 circa dell’otto settembre 2005, in quel momento stesso… Roberto ci lasciava, lo seppi al mio ritorno a casa.

Ogni giorno della nostra vita e costellato di messaggi che molto spesso non riusciamo o non vogliamo recepire, il mio racconto è solo una testimonianza come tante altre,la luce ci viene data ma molto spesso preferiamo ricadere nelle tenebre perché ci fanno crescere con la convinzione che sia la strada più semplice per vivere,in realtà se si riesce ad uscire dall’oscurità illuminandoci comprendiamo che abbiamo solo perso del tempo prezioso da condividere con gli altri, per gli altri ma soprattutto per noi stessi.

Lara Pace



in sottofondo: Coming Home di Jim Brickman

Per CONTATTI: antoniob64@libero.it



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  Natura, Amore e Vita - Antonio Bigliardi

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